In genere si dice passata la festa gabbata lo santo, ma qui la festa non è passata e il “santo” non si è fatto gabbare. L’unto del Signore ha posizionato la sua ancella sullo scranno della Regione Lazio e lei, con l’arroganza che contraddistingue certa parte politica festeggiava prima dei dati definitivi, salutando l’avvenuta vittoria col caro, vecchio, saluto romano che, a casa mia, configurerebbe “apologia di reato” .
Non basta. A caldo le ho anche sentito dire dalla Piazza che adesso “guai a chi osi sfidare la volontà popolare!” Tranne spiegare bene quale sarebbe la volontà popolare. Perchè se spiegarlo avesse significato delineare un programma politico, allora sarebbe stata in difficoltà. Di quale volontà popolare parla Renata Polverini? Di quella che vorrebbe una classe politica onesta, non corrotta nè corruttibile? O di quella che ha portato Cuffaro in Europa? Di quale volontà stiamo parlando? Di chi il paese lo vuole salvare dalle centrali nucleari, che vorrebbe lasciare l’acqua pubblica e non avere cancrovalorizzatori o di quella che alle 3,32 di una sciagurata notte rideva della morte di innocenti perchè da quelle morti ne avrebbe ricavato profitto?
Io ho preso 1632 preferenze su Roma e Provincia con l’unica volontà popolare che conosco: quella di cambiare modo di fare politica, di farla porta a porta, quella del “chi mi vota deve conoscere la mia faccia, la mia voce e come stringo la mano”. Considero queste 1632 preferenze parte di quella nuova politica, che vuole resistere alle oscenità, alle prepotenze, alle arroganze, alle corruzioni di tutti i tipi. E questi 1632 voti non sono altro che la base di un piccolo esercito. Una cosa è certa: il cammino è lungo, la fatica che ci aspetta è tanta, ma noi si che lo faremo con Amore, non quello oltraggiato dalla manifestazione di Piazza san Giovanni: quello per il nostro paese, per la nostra terra. Un solo esempio, il cittadino che, con profondo senso civico, getta volantini dal furgone e lancia i suoi santini come coriandoli, forse non era a conoscenza dell’ordinanza del sindaco che vietava proprio questo gesto. L’ordinanza in base alla quale, per esempio, su tutto il mio materiale elettorale ho fatto apporre un timbro “gettare nell’apposito contenitore”, perchè anche questa dicitura era prevista dall’ordinanza. Mi dispiace, ma questa è la mia terra e io la difenderò! Con voi! Grazie a tutti quelli che hanno sostenuto il mio pensiero e accompagnato il mio cammino nella più brutta campagna elettorale degli ultimi 20 anni! Voltiamo pagina, c’è un paese da difendere. Si va avanti!