Sono stanca… ma insisto…e RESISTO!

Ho finito recentemente di leggere un libro gradevole, al contempo irritante, che consiglio. Il titolo è “Chi ha ucciso Silvio Berlusconi?” e l’autore è Giuseppe Caruso.
A parte farmi ribollire il sangue per il susseguirsi degli eventi nella trama…mi ha dato tanti, ma tanti spunti riflessivi. Il libro è del 2005…
Pochi giorni fa su Facebook ho pubblicato il link al video di Guzzanti a cui dedico anche questa post…il video è del 2008…
Ebbene…io ho solo una domanda?cosa è cambiato?nulla!anzi, semmai le cose peggiorano. Il “Tvemonti” di Guzzanti…parla di tagli alla cultura…ed eccoci: 2010, si taglia tutto. Dalla scuola al Teatro…la cultura in questo paese non deve più esistere…dovessimo ricordarci di pensare con la nostra testa!
Nel libro, Giuseppe Caruso, affronta la difficoltà di un ragazzo, laureato in storia, a trovare un dignitoso posto di lavoro e che si vede costretto a vendersi alle agenzie interinali, spacciate agli ingenui come il miglior modo di crescere professionalmente in quanto non ti negano di lavorare in qualsiasi ambito…GRAZIE!GRAZIE TANTE!Infatti io conosco davvero tanta gente felice di non avere la certezza definitiva del proprio posto di lavoro e di avere la possibilità di fare una marea di lavori diversi!Ed anche questa realtà, purtroppo non è cambiata fino ad oggi…anzi.
L’esperienza di Pomigliano è stata un pugno allo stomaco fino all’esito finale del voto: io devo ringraziare tutti quegli operai coraggiosi, FIOM o non FIOM, che hanno avuto la forza di alzare, un’ultima volta, la testa di fronte la pretesa del padrone di riportarli alle condizioni dello schiavismo dei neri.
Alla faccia di quegli impiegati che avranno votato “si” al referendum…che rubava anche a loro il diritto di essere pagati per i primi tre giorni di malattia…tanto…l’impiegato mica fa i turni in catena di montaggio…
Grazie, perchè avete dato una lezione di dignità e resistenza a tutto il Paese.
Domani (martedi 29 giugno) sarò a Viareggio, accanto altre persone che, dignitosamente continuano ad invocare giustizia per una tragedia le cui responsabilità vanno ancora identificate. Andrò, nonostante io sia distrutta..
Non ho forze, sono stanca di sbattere contro muri di gomma, di guardarmi intorno e di sentir dire dalle televisioni del potere che questo è “il migliore dei mondi possibili”.
Sono stanca di sentire gente sbuffare se c’è lo sciopero dei mezzi che ti impedisce di andare al lavoro…quando capiranno che lo sciopero serviva anche per loro…sarà sempre troppo tardi.
Sono stanca di sentire gente che si chiede “ma a noi, che ce frega di quello che succede ai palestinesi?stamo messi tanto male già per conto nostro!”. Ah, beh, sul fatto che stiamo messi male già per conto nostro…tanto di cappello…ma io ancora posso andarmi a curare in un ospedale, senza pericolo che qualcuno mi bombardi dall’alto con armi al fosforo bianco, vietate dalla Convenzione di Ginevra, mi porti a curare negli ospedali israeliani e passi anche per vittima…No, non siamo ancora arrivati a questo. Ecco perchè sono stanca. Perchè ho capito che la sindrome NIMBY è davvero difficile da scalzare. E’ difficile far capire che dovremmo essere tutti uguali ed avere pari dignità e diritti…eppure… ce n’è già morta tanta di gente per queste idee…quanta ancora ne dovrà morire?

1 pensiero su “Sono stanca… ma insisto…e RESISTO!

  1. Ciao,
    io non credo che la sempre maggiore difficoltà nel difendere i diritti dei lavoratori, dati dallo statuto dei lavoratori, dipenda dalla crisi.
    Secondo me l’errore fondamentale è stato quello, circa 15 anni fa, di consentire una globalizzazione delle merci senza, però, avere globalizzato di pari passo anche i diritti dei lavoratori, portandoli ad uno standard minimo di decenza.
    Forse era meglio tanti anni fa, quando talune merci estere erano “contingentate” o pagavano dei forti dazi. Secondo me: se un paese straniero non ha uno standard di diritti civili, sulle persone, adeguato a un minimo di dignità, allora è giusto che le merci non possano essere importate a basso costo, per non fare il gioco di coloro che sfruttano la povera gente.

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