Archivio mensile:Agosto 2010

Massimo Papini

Sapevo che sarebbe arrivato il momento in cui non sarei più riuscita a tenermelo per me…
In campagna elettorale non ne ho voluto parlare perchè non volevo sembrasse un atto di sciacallaggio di chi va a caccia di qualche voto in più.
Però, ora, non posso proprio più stare zitta.
A marzo, quindi in piena campagna elettorale, sollecitata da alcune persone sono andata a piazzale Clodio. Tribunale Penale. Ho voluto sentire con le mie orecchie a sventola, ciò che accade intorno la vicenda di MASSIMO PAPINI.
Chi è Massimo Papini per me?un emerito sconosciuto. Solo che alcune persone hanno provato il bisogno di presentarmi la sua storia, viste alcune vicissitudini della mia famiglia che vogliono, comunque, grande partecipazione in vicende giudiziarie, carcerazioni ingiuste e dintorni.
Riassunto delle puntate precedenti: Massimo Papini viene arrestato il primo ottobre 2009, dopo che ne era stata chiesta carcerazione preventiva presso il Tribunale di Bologna, ma il G.I.P. l’aveva rigettata. Così era stata chiesta “custodia cautelare” presso il Tribunale di Roma…il cui G.I.P. aveva emesso l’ordinanza il 18 settembre…
A questo punto ci possiamo chiedere perchè Massimo Papini viene prelevato sul suo posto di lavoro, a Castellabate in provincia di Salerno? ecco, l’accusa è “partecipazione a banda armata“. Cosa avrebbe fatto Massimo Papini per cotanto capo d’accusa?
…facciamo un salto indietro: 20 dicembre 2003, Diana Blefari Melazzi viene arrestata a Santa Marinella, perchè intestataria di una cantina in via Montecuccoli nella quale venne rinvenuto materiale d’archivio delle Nuove Brigate Rosse. Quelle Nuove Brigate Rosse responsabili degli omicidi a Roma del prof. D’Antona e a Bologna di Marco Biagi (di qui le differenti richieste a Bologna e Roma, accolte solo dal G.I.P. di Roma , di arrestare Massimo Papini).
Il 9 marzo 2004 dopo una perquisizione presso l’abitazione di Massimo Papini viene sequestrata una corrispondenza tra Diana Blefari Melazzi e Massimo Papini…perchè tra di loro c’era stata una liason trasformatasi poi in amicizia. Il 22 settembre 2004 Massimo Papini viene interrogato in merito alla sua amicizia con Diana Blefari.
L’arresto deciso nel 2009…è basato sul materiale reperito nel 2004. Ma dal 2004 al 2009, due processi sono stati avviati sulle vicende D’antona/Biagi. Uno a Roma appunto e uno a Bologna. Nel processo di Bologna, Papini viene anche chiamato a deporre come teste per l’accusa. Diana Blefari segue in prima persona le udienze fino a luglio 2005, pur avendo già dato segni di deterioramento delle sue condizioni psichiche. Nel luglio 2005 Diana Blefari viene condannata in primo grado a 9 anni e 6 mesi di reclusione per il reato di “partecipazione a banda armata e per la commissione di alcuni reati-mezzo, quali rapine di auto-finanziamento.”
Trasferita presso Benevento, Diana Blefari arriva in condizioni estreme: rifiuta il cibo. Non si è alimentata per più di venti giorni. Si rifiutò di rientrare in sezione al termine dell’ora d’aria, tanto da dover essere presa di peso dagli agenti penitenziari.
Non parlava con nessuno. Venne posta in isolamento.
Nell’ottobre 2005 viene trasferita presso L’Aquila, con ulteriori restrizioni: il suo regime carcerario passa da “alta vigilanza” a “41 bis”. Dal 2005 al 31 ottobre 2009, giorno in cui viene trovata Diana Blefari morta suicida in carcere, passeranno diverse perizie psichiatriche, e sentenze di condanna. Ma, durante tutto il periodo di detenzione di Diana Blefari, Massimo Papini ha sempre mantenuto con lei una corrispondenza epistolare regolare per sostenerla umanamente visto il progressivo degenerare del suo stato psichico (come descritto e sottoscritto dalle numerose perizie psichiatriche a cui era stata sottoposta Diana).
Nel febbraio del 2009 vengono concessi i colloqui, in carcere, tra Diana Blefari e Massimo Papini. A questo punto, Diana Blefari è presso il reparto comune del carcere di Sollicciano avendo ritenuto il DAP che la “la stessa debba rimanere in un carcere dove vi sia un presidio psichiatrico e quindi la possibilità al bisogno di un intervento immediato”. Le condizioni di vita risultano invariate: “continua a vivere in una condizione di assoluto auto – isolamento, rifiutando di incontrare le altre detenute e da ultimo anche la sorella”. Solo, una volta al mese, incontrerà l’ex fidanzato Massimo Papini, autorizzato all’ingresso in carcere dal Direttore in considerazione delle precarie condizioni psichiche.
Diana Blefari si è suicidata pochi giorni dopo che la Cassazione le ha confermato la condanna definitiva all’ergastolo. Da quanto è emerso dalla deposizione del dirigente della Digos Giannini, la mattina del suicidio Diana Blefari avrebbe rilasciato uno scritto che non è stato consegnato agli avvocati di Massimo Papini.
A questo punto, io posso solo riportare l’attenzione sul protagonista Massimo Papini, il quale , il 4 marzo 2010 si è visto accogliere il ricorso promosso contro la custodia cautelare in carcere confermata dal Tribunale della Libertà con ordinanza del 20 ottobre 2009. Ciononostante…Massimo Papini…non è stato scarcerato…anzi, le sue udienze procedono. Il castello dell’accusa ruota intorno delle schede telefoniche e sull’evidente rapporto con Diana Blefari. L’udienza cui ho assistito io in campagna elettorale è ben descritta nel comunicato rilasciato dal Comitato: i “non so”, “non ricordo”…da parte del funzionario sotto interrogatorio…mi lasciarono assai perplessa. Io non so, a questo punto, se sono riuscita a descrivere l’andamento della situazione paradossale in cui si è venuta a trovare una persona perchè amica di qualcuno che ha fatto delle scelte sbagliate.
Non sono laureata in giurisprudenza e non ho intenzione di entrare in un’analisi tecnica…una cosa è certa però…Massimo Papini è tenuto in carcere sulla base di accuse non comprovate…e anche difficili da provare a giudicare dalla mole di materiale emersa e dalla scarsa memoria dei funzionari Digos. Lui è sicuramente uno dei tanti…e quello che posso fare io, semplice cittadina che ha trovato uno spazio per alzare la voce…è “solo” chiedere a chi legge il mio blog…di farsi venire dei dubbi, di approfondire, e di scegliere se sottoscrivere l’appello del Comitato per la scarcerazione di Massimo Papini o no…Io ho scelto: sottoscrivo…

“L’olocausto di Gaza” di Germano Monti

Si è mai vista una sorella recensire il libro del fratello?…non saprei…io so che sono una Monti e dalla mia famiglia dovete aspettarvi anche questo!
Sono la più piccola di tre fratelli (in realtà l’unico maschio è Germano…ma l’italiano impone dare spazio al maschile…).
Germano è il più grande. L’ho visto sempre lontano da me…perchè proiettato sulle problematiche delle popolazioni deboli di altri paesi. Ricordo che ero piccola quando lui partì per Belfast, Dublino e scrisse un libro su ciò che aveva visto e vissuto. Non ho letto il libro che scrisse in quell’occasione, ma ricordo una frase…che per me ha sintetizzato tutto il suo viaggio. All’epoca Germano non parlava fluidamente l’inglese e raccontò di avere conosciuto una ragazza irlandese a cui, se non ricordo male, gli inglesi avevano ammazzato il fratello…Un periodo buio…da dimenticare. Germano, raccontò di essersi sentito un verme nel dover esprimere il suo dispiacere per la morte del fratello della ragazza solo con un “sorry”. Si, è vero…significa “mi dispiace”. Ma uno dice “sorry” anche se pesta un piede a qualcuno sull’autobus…e non è proprio la stessa cosa…Germano è per me un gigante buono.
Solo crescendo, ho capito l’importanza di guardare oltre confine. Solo crescendo, ho capito che quello che gli israeliani fanno ai palestinesi tutti i giorni…lo fanno anche a noi, italiani.
Germano c’è stato. E’ andato più volte a verificare con i suoi occhi. Il 31 dicembre 2009 era in Egitto a subire le cariche della polizia egiziana perchè, con altri pacifisti, avevano organizzato la “Freedom march”: volevano entrare a Gaza, passando dal corridoio egiziano.
E’ stato grazie a Germano che ho avuto modo di capire anche cosa stava combinando la Regione Lazio con i soldi pubblici: il progetto “Saving children”, soldi alla sanità israeliana per curare i bambini palestinesi…E ora uno dirà: “bello no?!”. No. Non è bello. Perchè se devi curare i bambini palestinesi…i soldi li dai agli ospedali palestinesi che stando sotto embargo, non hanno avuto sostegno per anni.
E poi…altre centinaia di migliaia di euro investiti dalla Regione Lazio per le “nanotecnologie”…in Israele?ma qualcuno ha chiarito se quei fondi per le nanotecnologie fossero riservati a ricerca civile o bellica?…no. Intanto i soldi pubblici sono andati là. E i palestinesi hanno continuato a morire per i “benefici” effetti del fosforo bianco (vietato dalla Convenzione di Ginevra).
Ecco…non credo di dover aggiungere altro alla recensione del libro…perchè da sorella, vi ho presentato mio fratello. Una persona che mi ha aiutato a diventare quel che sono. Una persona che non ha mai smesso di gridare le infamità compiute su popoli oppressi. E’ un po’ come se ci fossimo divisi i compiti in famiglia: io presidio l’Italia, mio fratello il resto del mondo. Megalomania familiare?Non credo. Credo piuttosto sia amore per il prossimo e per l’uguaglianza di tutti. Nessuno escluso. Ecco perchè il mio consiglio è di far girare la pubblicazione del libro di mio fratello…poi, ognuno deciderà nel suo piccolo cosa farsene di una notizia simile. Grazie.

Una sera a cena…

Poche sere fa, sono stata a cena a casa di mio fratello. Praticamente un evento storico. Abbiamo vite talmente incasinate tutti e due che non ci sono troppe occasioni per condividere momenti di relax. C’è da dire, inoltre, che pranzi e cene nella mia famiglia non sono mai totalmente di relax, perchè, immancabilmente, inevitabilmente…finiamo a parlare di politica e salvezza del Paese…nostro e di ciò che ci circonda. E’ sempre stato così a casa mia. Soprattutto quando c’era mia madre ancora in vita. Mamma aveva creduto nella monarchia costituzionale ed era scesa in piazza a quattordici anni per difendere Umberto II re di maggio…Illusa. Illusa lei…illusi noi, suoi figli. Non perchè abbiamo creduto nella monarchia, questo no. Ma perchè siamo stati cresciuti a pane e ideali da difendere. Abbiamo conosciuto tante persone amiche di nostra madre che tanto ci hanno insegnato, ma la monarchia non ha fatto parte delle nostre scelte politiche.
Ebbene…queste nostre usanze di utilizzare un pranzo o una cena in famiglia per scambiarci, idee, appuntamenti, non sono mai venute a mancare. Che fosse Natale, Pasqua, o un lunedi qualsiasi…ci siamo sempre ritrovati a confrontarci, a volte anche molto vivacemente.
Mi sono ritrovata a pensare a come è andata la cena dell’altra sera, perchè, in metropolitana, ho letto una serie di articoli su Il Fatto Quotidiano.
Ruotano intorno le vite dei nostri politici…schieramenti vari, corruttele varie…acquisizioni immobiliari varie…risultato uguale per tutti…condivisione dei benefit provenienti dall’attività politica con parenti stretti…e amici stretti…
Con mio fratello abbiamo più volte discusso calorosamente, della mia scelta di sottoscrivere e, quindi, fare parte del Comitato Promotore della proposta di legge di iniziativa popolare “Parlamento pulito“. La sua, giustissima, posizione è che non si può mettere sullo stesso piano chi ha corrotto, chi è stato condannato per associazione mafiosa con chi si ritrova con una condanna per un picchetto davanti la fabbrica o perchè ha occupato una casa…
La cosa meravigliosa è che io sono d’accordo con lui…ma, quando, all’epoca, decisi di dare retta a Beppe Grillo su questa proposta…la mia decisione venne perchè nauseata da TUTTA la classe dirigente politica e dai vari “rappresentanti” seduti su quegli scranni. Se la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto…i vari Cesare in Parlamento devono essere adamantini!su questo non si discute. E, poichè non è così…sono ancora convinta della scelta che ho fatto all’epoca. Taglio netto. Poi ricostruzione. I saggi proverbi ci accompagnano nel quotidiano…mettiamoli anche in politica: il medico pietoso fa la piaga purulenta. E io…voglio curare seriamente la mia terra, il mio Paese. Rassegniamoci. Solo con un taglio netto possiamo ripartire. E quindi, ribadisco che la proposta di legge deve andare avanti così…sempre che venga riesumata dal cassetto in cui l’hanno seppellita…e, se per qualche caso anomalo, dovesse anche andare in porto…allora, solo all’ora…torneremo a discutere delle differenze dei reati che possono tenere lontano dagli scranni della politica alcune persone meritevoli per le loro battaglie sociali.Per adesso…io sono per una tabula rasa…Non vedo altra soluzione. Purtroppo…Dedico queste righe a Giuseppe Gatì, sempre nella mia testa e nel mio cuore con il suo motto “Io la mia terra la difendo. E tu?”

Succede al Consiglio Comunale di Roma

Il 31 luglio, sono andata a L’Aquila in macchina con uno dei ragazzi del Popolo Viola. Macchina colorata, quindi: un’agenda rossa e un popolo viola. Partiti per lo stesso motivo: andare a dare il nostro piccolo contributo per dare sostegno a quei cittadini che, il Governo…”vicino alle famiglie”…le proprie…ha dimenticato tra le macerie.
Arrivavo dalla notte trascorsa in Campidoglio a seguire la discussione che avrebbe portato alle 6 di mattina, sempre del 31 luglio, all’approvazione del Bilancio del Comune di Roma.
In macchina riflettevo, raccoglievo idee cercando di puntualizzare cose che non avrei voluto dimenticare e che avrei voluto mettere nero su bianco sul mio blog.
Per farlo coinvolgevo l’amico viola.
Fino ad oggi ero indecisa se scrivere le mie sensazioni su L’Aquila o sul Consiglio comunale andato in notturna…ecco ho deciso…”la seconda che hai detto”.
Ho pensato ai racconti fatti in macchina: del momento in cui ho avuto un attacco di sconforto guardando l’aula consiliare e scoprendo un aspetto eccessivamente ludico per quel posto e per chi lo occupa.
“Ho visto cose che voi umani non potete immaginare”: consiglieri fisicamente e mentalmente assenti, si scambiavano battute da uno scranno all’altro. C’è stato un momento in cui, chi avesse soltanto ascoltato la diretta radio, avrebbe dedotto che c’era bagarre in aula…perchè i consiglieri si gridavano “vergogna” reciprocamente…Ebbene, non erano in lite, si stavano sfottendo a vicenda…c’era un consigliere…di cui non farò il nome…per rispetto ai suoi elettori…i quali avrebbero potuto presidiare anche loro il Consiglio come me per accertarsi che i propri eletti si comportassero dignitosamente…Ecco, questo consigliere…si divertiva a gridare “Peppino” ad un consigliere prospiciente il suo scranno, come se fosse la cosa più divertente del mondo.
Già trovavo vergognoso che la seduta di Consiglio fosse stata convocata per le 22 e alle 24 ancora non iniziava…Poi, una volta iniziata…tutto è stato di un tristezza infinita.
In 13 anni di battaglie ne ho viste di sedute consiliari, anche di bilancio…ma mai sono uscita demoralizzata come da questa. Vedere il Presidente della Commissione Cultura perdere le staffe, sbattere la boccetta d’acqua prima sul tavolo, poi per terra in piena crisi d’ira…perchè non gli sono state votate delle cose…mi ha dato un gran senso di amarezza.
E, grazie al Fatto Quotidiano, ho aggiunto un altro tassello a tutto ciò: venerdi pomeriggio, tra le 18 e le 19, tutto il gruppo PDL si è riunito in una sala attigua alla Protomoteca (dove si svolge in questo periodo il Consiglio Comunale a causa dei lavori di consolidamento nella Sala Giulio Cesare).
Io ero nel corridoio esterno, assieme ad altri dell’U.S.I./AIT, la sigla sindacale cui aderisco e alcuni Vigi Urbani.
Ad un certo punto…ho sentito volare urla incredibili e botte sui tavoli. Le mie favolose orecchie a sventola, hanno intercettato frasi tipo “tu non sai con chi cazzo parli” e altri epiteti su questa linea. I Vigili allarmati, hanno addirittura fatto avvicinare all’area anche i responsabili della Questura…”non si sa mai…”.
Lì per lì ho creduto si trattasse della querelle finiani-berlusconiani, non dimentichiamoci che venerdi c’è stata la resa dei conti.Invece, l’articolo del Fatto Quotidiano a firma Giancarlo Riccio mi ha chiarito tutto: l’on. Tredicine era all’arrembaggio.
Questi sono i nostri rappresentanti. Hanno un bel dire che saranno stati stressati dall’ora tarda e dalla discussione impegnativa, inframezzata da cornetti caldi nella sala adiacente e da lunghe pause (non sospensioni) del Presidente del Consiglio Comunale.
Ma la chicca, la vera chicca…riguarda l’ordine del giorno collegato alla proposta n.71/2010-Bilancio di previsione 2010 che nel dispositivo impegna il Consiglio Comunale di Roma, il Sindaco e l’Assessore competente “ad intavolare delle trattative con i proprietari dei centri di assistenza abitativa temporanea per addivenire all’acquisto degli immobili in modo da passare da un oneroso canone di locazione ad un investimento, che consenta di addivenire a centri di assistenza abitativa pubblici”.
Ebbene…Questo Ordine del Giorno (che, amministrativamente parlando, in sede di discussione del Bilancio diventerebbe un impegno di spesa se votato favorevolmente) a firma dell’onorevole Alzetta (Sinistra Arcobaleno Roma in Action), è stato bocciato. Ma, attenzione: è stato bocciato l’Ordine del Giorno n. 27, che aveva la sola firma dell’onorevole Alzetta. Identico Ordine del Giorno (IDENTICO!) ma avente, oltre la firma dell’onorevole Alzetta, la firma dell’on. Visconti (PDL) è passato. Non è stato bocciato. Ed era il numero 33.
A questo punto, quando io ho potuto verificare ciò, erano tipo le quattro di mattina della seduta di Bilancio e ho pensato di essermi sbagliata. Oggi, ho cercato di verificare con altri consiglieri presenti e sembrerebbe proprio essersi verificata questa anomalia. Perchè a me tale sembra. Ora, quale dei due Ordini del Giorno ha valore?quello bocciato o quello promosso?Tra domani e dopodomani chiederò all’Ufficio Consiglio del Comune di Roma di verificare se quello che ho detto corrisponde…e corrisponde…c’è anche la registrazione di Radio Città Aperta sullo scandaloso modo di votare gli Ordini del Giorno che si è tenuto nella notte tra venerdi e sabato. Urla da ambo gli schieramenti per confermarsi a vicenda i “si” e i “no”,mantenendo pollice verso per chiarire meglio il voto.
Concludendo, sono uscita amareggiata si…ma mai arresa….E, spero, la prossima volta che ci sarà una discussione come quella di un bilancio lacrime e sangue, come quello attuale…Roma partecipi più attivamente. Io resisto…e insisto!