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BENNARDO MARIO RAIMONDI, VITTIMA D’USURA.

Ho vissuto personalmente la presenza di Bennardo a Roma, all’evento “Torraccia in Festa”, dove un’attivissima Associazione Culturale, lo ha accolto a braccia aperte, ospitandolo in un gazebo in cui ha potuto vendere i suoi manufatti ed organizzare una dimostrazione dal vivo cui hanno assistito e sono stati coinvolti bambini. A dimostrazione che la parola d’ordine è “solidarietà”. Come ho detto nell’appello…insieme agli “Amici di Bennardo” continuerò a bussare a tutte le porte, nonostante, paradossalmente, io abbia più fiducia nella Caritas che nelle nostre, laiche, Istituzioni…Prima o poi…una porta si aprirà…Io ho fede!

 

 

APPELLO PER BENNARDO MARIO RAIMONDI, VITTIMA DI USURA.

 

Gentile Monsignor Lombardi, spettabile Caritas,

 

mi chiamo Serenetta Monti e vivo a Roma. Invierò questa missiva via mail ai contatti che sono riuscita a reperire, in alternativa via fax.  Da tempo seguo da vicino, come privata cittadina, temi come l’antimafia ed i testimoni di giustizia. In questo mio cammino di impegno sociale e civile, ho conosciuto il 19/7/2011, in via D’Amelio a Palermo, il sig. Bennardo Mario Raimondi. Il sig. Raimondi è stato ospitato, in quell’occasione, dal Movimento delle Agende Rosse che ogni anno, ormai, organizza le iniziative per tenere viva la memoria della strage in cui perirono il giudice Paolo Borsellino e gli angeli della sua scorta. Il sig. Raimondi ha portato in via D’Amelio i manufatti artigianali in terracotta che crea grazie al dono che ha ricevuto. Purtroppo, il sig. Raimondi, ha scelto la via della legalità in un Paese, in particolar modo in una terra, quella della Trinacria, in cui bisogna scardinare un, intero, marcio sistema. Denunciando i suoi estorsori, il sig. Raimondi ha visto la propria vita cadere in un baratro senza prospettiva di risalita. Questo perché sono state le stesse Istituzioni Italiane a aver peccato e di efficienza e di sensibilità e di solidarietà. Oggi il sig. Raimondi, è aiutato da persone che, nonostante il momento di crisi collettiva, hanno deciso di supportarlo con piccole donazioni o acquisti dei suoi prodotti. Ma la situazione non può essere gestita a mozzichi. Egli, infatti, versa in una situazione di disagio estremo avendo anche dovuto cambiare la casa in cui stava e dove aveva potuto organizzare un piccolo laboratorio. Non potendone sostenere le spese, è stato sfrattato per morosità. Il sig. Raimondi, ora, grazie alla comprensione di un nuovo proprietario, vive in un’altra abitazione, con la sua famiglia ed ha anche un figlio di 11 anni affetto da una grave patologia che necessita una dieta sana (ma questo dovrebbe valere per tutti) e di controlli semestrali a Roma, con tutto quel che consegue per le spese da sostenere. E’ evidente, ormai, che il sig. Raimondi sia caduto in uno stato di profonda prostrazione e frustrazione. Si è visto abbandonato dal proprio Stato e persino dalla Caritas di Palermo, nonostante egli abbia ricevuto in data 24/6/2013 la seguente mail, dove l’Area Nazionale lo indirizzava al dr.Alfisi che ci legge per conoscenza: “Gentile Signore Come già Le abbiamo comunicato in altre occasioni,  non abbiamo la possibilità di aiutarla direttamente. Rimandiamo come sempre alla sua Caritas diocesana., che legge per conoscenza.  Non sappiamo come mai la Caritas di Palermo non l’ha contattata. Le consigliamo e le ricordiamo il numero che deve contattare a Palermo:  Centro di Ascolto della Caritas di Palermo, chiedendo di contattare il Sig. Vittorio Alfisi, tel…, che è già informato. Chiediamo scusa ma questo è quanto possiamo fare. Cordiali saluti. Area Nazionale” . Mi sono permessa di chiedere al sig. Raimondi il permesso di divulgare la suddetta mail, ho omesso solo il numero telefonico di riferimento.

Ebbene, nonostante la situazione del sig. Raimondi sia ben nota alla Caritas di Palermo, che, nel lontano 2006, una volta pagate delle bollette e delle fatture dello stesso ne pretendeva un rimborso (che solo dopo una telefonata a Roma…è stato evitato), al sig. Raimondi, dalla signora MAIO, viene risposto che esiste una lista d’attesa in base alla quale la sua posizione verrà verificata tra due mesi. Ho letto sul sito nazionale della Caritas che esiste il Prestito della Speranza e se non ricordo male, il sig. Raimondi aveva chiesto la possibilità di accesso a quello relativo il punto 1):“ Il “credito sociale” alle famiglie, di importo non superiore a 6 mila euro.”. A questo punto, visto il totale stato di disagio di una persona che ha una dote ed è quella di lavorare l’argilla creando opere straordinarie anche di soggetto religioso, io ritengo più opportuno egli promuova la richiesta del Prestito della Speranza relativa il microcredito per il rilancio della sua attività. Mi riferisco al punto 2):” Il prestito all’attivazione di attività artigianale o imprenditoriale a singoli o a società di persone o cooperative per un valore massimo di 25.000 euro (microcredito all’impresa).” Ho letto la presentazione del suddetto “Prestito della Speranza” (“L’accesso al credito è possibile per quelle famiglie che, all’atto della presentazione della domanda, versano in condizioni di vulnerabilità economica e sociale. Nel rilanciarlo, la Cei ha semplificato i criteri di selezione, in modo da ampliare le possibilità di accesso (ora possibile anche per disoccupazione da lungo tempo, lavori precari e irregolari, famiglie anche senza figli, ecc.”), oserei dire che il sig. Raimondi incarni perfettamente il destinatario di tale prestito. Mi chiedo, quindi, cosa potrebbe ostare la Caritas in una eventuale concessione o quantomeno in un trattamento più umano, considerate le condizioni in cui da tempo versa il sig. Raimondi con la sua famiglia. Nonostante tutto ciò che quotidianamente egli viva, infatti, il sig. Raimondi, non ha mai perso la sua fede e non ha  voluto rinunciare a portare sua moglie e suo figlio (in occasione dell’ultimo controllo medico a Roma, a maggio scorso) in piazza San Pietro per poter prendere la Benedizione del Santo Padre. Le persone che, come me, stanno cercando di aiutare il sig. Raimondi con piccoli sostegni o anche solo con parole di conforto, sanno quanto possa essere, in talune occasioni, difficile sopportarne gli sbalzi umorali. Ma sfido chiunque a vedersi abbandonato per avere compiuto il proprio dovere di cittadino. Mi rendo perfettamente conto che le prime a dover intervenire dovrebbero essere le Istituzioni del mio Paese, ma, come detto…In questo momento di drammatica crisi, l’attenzione ai casi come questo non è, poi, così alta. Noi, amici di Bennardo Mario Raimondi, confidiamo nella comprensione delle SS.LL. e nell’opera caritatevole che, quotidianamente, la Caritas porta avanti. Confortati dal nuovo corso che Papa Francesco sta dando alla Chiesa tutta, insisteremo a bussare a tutte le porte fino a che non verranno aperte, perché abbiamo visto che se al sig. Raimondi viene concessa la possibilità di lavorare e poter vendere i suoi manufatti, può avere discreti introiti. Ma fino a che il meccanismo produttivo non viene riavviato in tutto il suo ciclo, sarà sempre un correre dietro alle emergenze. Io ho un blog (www.serenettamonti.it), attraverso il quale divulgherò l’appello che vi sto rivolgendo ed inoltrerò medesime richieste alle Istituzioni tutte a cominciare dal Comune di Palermo, nella speranza di avere riscontri utili a risolvere questa drammatica vicenda umana. Sono anche sicura che si possa creare una sinergia con le Istituzioni Italiane, purchè tutti possiamo fare il nostro e non girarci dall’altra parte. Bennardo non ha mai chiesto pietà, ma solo solidarietà ed una possibilità concreta di riavviare la propria attività al fine di poter lavorare per guadagnare e risarcire chi, nel tempo, lo ha sostenuto amorevolmente. Certa di un vostro cortese riscontro, porgo cordiali saluti. Serenetta Monti

Per contattarmi: serenettam@gmail.com; cell: 377/5078494

 

 

STAY HUMAN

Non ci riesco. Non riesco a smettere di pensarci. Avrei voluto scrivere su qualcos’altro…ma non ci riesco. Lo squarcio nella mia anima prodotto dalla morte di Vittorio Arrigoni, non si risana. Ed è meglio che non si risani. Perchè non voglio correre il rischio di dimenticare. Non voglio correre il rischio di diventare una persona la cui morte degli altri scivola addosso. Una persona a cui le condizioni di vita degli altri scivolano addosso. No, Non voglio!
Altre volte la stanchezza mi ha colpito…d’altronde con una vita movimentata come la mia, credo sia scontato. Stavolta è diverso. Mi ricordo quando è morto Giuseppe Gatì. Stupore, rabbia. Dubbio che non fosse stato un incidente. Giuseppe era un ragazzo come tanti. O forse no. Giuseppe ha fatto come il bambino che grida “Il re è nudo”: si è presentato ad un incontro pubblico di Vittorio Sgarbi e ha cominciato a gridargli contro, ricordando che era un pregiudicato. Io credo che a noi italiani manchino persone come Giuseppe, come Vittorio. E se ci sono…ce ne rendiamo conto solo quando le perdiamo. Sto versando fiumi di lacrime: ogni volta che ripenso a quel che è successo a Vik Utopia Arrigoni, il mio stomaco si stringe e le lacrime escono incontenibili. Ho avuto anche un momento di scoramento totale durante il suo funerale: ad un amico che si è avvicinato per chiedermi se stesse andando tutto bene, ho risposto: “no. Non va bene. Non lo cambieremo mai questo mondo”. Nello stesso istante in cui mi sono uscite queste parole di bocca…mi sono vergognata di avere solo pensato e poi pronunciato quella frase. Ero lì, a Bulciago, a salutare chi ha creduto fino all’ultimo nella possibilità di rendere questo mondo…un posto bello per tutti, senza distinzioni di razze, religioni, senza confini . E, in qualche modo, stavo tradendo gli insegnamenti di Vittorio. Credo di essermi ripresa abbastanza per partecipare all’appuntamento per il 25 aprile a Porta san Paolo, a Roma.
però…Ora…ora voglio dimenticare che dopo aver seppellito una persona che ha dato la sua vita per gli altri…ho dovuto ascoltare frasi retoriche proprio da quel palco. Che tristezza: due/trecento persone sotto l’acqua, costrette ad ascoltare l’elogio della Resistenza fatto dall’Assessore Gasperini. Assessore alla Cultura per la Giunta Alemanno. Quello stesso Alemanno che non gradisce i profughi di Lampedusa a Roma. Lo stesso Alemanno che ha, praticamente, costretto centinaia di ROM a rifugiarsi dentro una Basilica di Roma per non vedere i propri nuclei famigliari divisi o risarciti con 1000 euro per tornarsene da dove sono venuti …e poi ringrazia la Caritas per essersene fatta carico. fa bene a ringraziare, visto che lui non ne è stato in grado!…io non so a voi…ma il sistema di dividere le famiglie in questo modo mi ricorda qualcosa… Lo stesso Alemanno che continua a trattare come pacchi postali i Rom, dei campi sparpagliati per Roma spostandoli il più lontano dal centro verso fuori, oltre il raccordo anulare…lontano da quei quartieri dove è bene che bambini Rom non si integrino con bambini di Rom..a. Me ne sono andata. Poi, no. Sono tornata. Volevo vedere fin dove arrivava la sagra della retorica. Credo sia davvero ora di smetterla con il dover accettare tutto come se niente fosse.
Vittorio…ho vacillato…io che sono soprannominata “Pitt Bull”. Posso solo immaginare in quanti stiano guardando con schifo intorno  se stessi e con rassegnazione a ciò che riserva il futuro. Eppure…qualcosa dentro di me…ancora urla. Un moto di ribellione che non si sopisce, vuole che anche l’ultimo degli ultimi possa sorridere quando si sveglia al mattino ed affrontare serenamente il nuovo giorno. Ma soprattutto…so che non voglio più vedere soffrire bambini. I bambini, il motore per un futuro migliore. Se supererò i momenti di “scoramento” sarà grazie al tuo esempio…ed a a quello di tutti coloro che portano avanti il sogno di vedere davvero un mondo migliore . Grazie Vittorio, perchè se riuscirò a restare umana…sarà grazie a persone come te.
PS: da questo blog, la mia solidarietà ed il mio affetto vanno alla famiglia Arrigoni perchè sta diventando un esempio da seguire in tutto e per tutto. Per tutti. Grazie.