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Sindaco…vogliamo pensare ai lavoratori della Multiservizi?

Il 23 giugno a Roma è successa una cosa vergognosa, di cui non ho trovato traccia sui quotidiani: il Consiglio Comunale che discuteva la delibera 35 si è tenuto a porte chiuse. MA NON SOLO! oltre ad essere “inibito” (questo il termine preciso utilizzato dal funzionario della Questura che cercava di spiegarmi cosa stesse accadendo) dal Presidente Pomarici , l’accesso all’aula consiliare…la piazza del Campidoglio…è stata “inibita” ai cittadini tutti. Un Campidoglio blindato, un sindaco arroccato, non sono un segnale di trasparenza e democrazia. Era già successo, nel 2008: sono partite le denunce. Spero qualcun’altro denunci anche ora…oltre me…
Altre scene graziose, ho potuto vedere dalla transenna alla base dell’ingresso di Sisto IV, quello che fa accedere all’interno del palazzo…che mi fanno ridire con forza: IN PIAZZA CI SI DEVE STARE PER CAPIRE LE DINAMICHE. Raccontate non rendono mai abbastanza…Fatto sta che sono riuscita ad entrare in delegazione all’incontro con l’assessore al Bilancio, LAMANDA grazie all’ospitalità CGIL…unica autorizzata a salire…Ho potuto rappresentare l’urgenza della situazione dei lavoratori Multiservizi, un’altra volta sotto licenziamento con scadenza il 30 giugno p.v. Ho invocato la necessità di convocare SUBITO un tavolo unitario, alla luce della convocazione prevista solo con le sigle confederali per il giorno successivo, 24 giugno, in Campidoglio. Ovviamente l’assessore ha recepito il documento con la richiesta…ma non poteva prendere “decisioni su due piedi”. Mah!?
Con i lavoratori, ci siamo, quindi, dati appuntamento per il giorno successivo in prossimità dell’orario dell’incontro cui avrebbero partecipato solo le sigle confederali…che non era stato esteso alle altre due sigle sindacali firmatarie dell’accordo del 29 settembre 2010, la cui cronaca trovate a partire da qui . Il caso ha voluto che il sindaco Alemanno avesse un incontro con i giornalisti per proporre il proprio aiuto per aiutare trattative per liberare Gilal Shalit Ho pensato di consegnargli a mano le richieste dei lavoratori…ormai non si stupisce più dei miei blitz, però…non da soddisfazione. Il video che posto descrive l’accaduto…MI HA SCAMBIATO PER I COBAS!…E’ un po’ confuso…però ha anche detto..:”sono gli altri sindacati a non volervi…”. Io non lo so…so solo che le convocazioni partono dal Palazzo…non dalle strutture confederali…E, nonostante la scadenza, imminente, del 30 all’USI e a Rete Comune convocazione non è pervenuta nonostante la disponibilità ata anceh per incontri di sabato e di domenica. PS. Grazie a chi mi ha recapitato il video.

SI! SI! SI! E ANCORA SI!

Il 12 e 13 giugno si voteranno 4 referendum di un’importanza che, forse, davvero non siamo riusciti ancora a cogliere. Non voglio entrare nell’arena e spiegarvi nuovamente perchè DOBBIAMO VOTARE SI! Voglio solo lasciarvi con il discorso di Suzuki Severn (La bambina che zittì il mondo)…perchè nelle sue parole sono racchiuse le motvazioni dei  miei “SI”. Oggi Suzuki non è più una bambina, ma continua la sua battaglia. Io anche la voglio continuare. Come ho detto in altre occasioni, non ho figli miei…ma mi piace pensare che le mie nipotine e tutti i bambini come loro…crescano in un mondo migliore e farò tutto quello che potrò fare per renderlo tale. Intanto andrò a votare SI!!SI! SI!…E ANCORA SI! PER UN FUTURO  MIGLIORE! PER UN PAESE DIVERSO!
“Buonasera, sono Severn Suzuki e parlo a nome di ECO (Environmental Children Organization). Siamo un gruppo di ragazzini di 12 e 13 anni e cerchiamo di fare la nostra parte, Vanessa Suttie, Morgan Geisler, Michelle Quaigg e me. Abbiamo raccolto da noi tutti i soldi per venire in questo posto lontano 5000 miglia, per dire alle Nazioni Unite che devono cambiare il loro modo di agire. Venendo a parlare qui non ho un’agenda nascosta, sto lottando per il mio futuro. Perdere il mio futuro non è come perdere un’elezione o alcuni punti sul mercato azionario. Sono qui a parlare a nome delle generazioni future. Sono qui a parlare a nome dei bambini che stanno morendo di fame in tutto il pianeta e le cui grida rimangono inascoltate. Sono qui a parlare per conto del numero infinito di animali che stanno morendo nel pianeta, perchè non hanno più alcun posto dove andare.Ho paura di andare fuori al sole perché ci sono dei buchi nell’ozono, ho paura di respirare l’aria perchè non so quali sostanze chimiche contiene. Ero solita andare a pescare a Vancouver, la mia città, con mio padre, ma solo alcuni anni fa abbiamo trovato un pesce pieno di tumori. E ora sentiamo parlare di animali e piante che si estinguono, che ogni giorno svaniscono per sempre. Nella mia vita mia ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici e giungle e foreste pluviali piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno mai vedere tutto questo. Quando avevate la mia età, vi preoccupavate forse di queste cose? Tutto ciò sta accadendo sotto i nostri occhi e ciò nonostante continuiamo ad agire come se avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo e tutte le soluzioni. Io sono solo una bambina e non ho tutte le soluzioni, ma mi chiedo se siete coscienti del fatto che non le avete neppure voi. Non sapete come si fa a riparare i buchi nello strato di ozono, non sapete come riportare indietro i salmoni in un fiume inquinato, non sapete come si fa a far ritornare in vita una specie animale estinta, non potete far tornare le foreste che un tempo crescevano dove ora c’è un deserto. Se non sapete come fare a riparare tutto questo, per favore smettete di distruggerlo. Qui potete esser presenti in veste di delegati del vostro governo, uomini d’affari, amministratori di organizzazioni, giornalisti o politici, ma in verità siete madri e padri, fratelli e sorelle, zie e zii e tutti voi siete anche figli. Sono solo una bambina, ma so che siamo tutti parte di una famiglia che conta 5 miliardi di persone, per la verità, una famiglia di 30 milioni di specie. E nessun governo, nessuna frontiera, potrà cambiare questa realtà. Sono solo una bambina ma so che dovremmo tenerci per mano e agire insieme come un solo mondo che ha un solo scopo. La mia rabbia non mi acceca e la mia paura non mi impedisce di dire al mondo ciò che sento. Nel mio paese produciamo così tanti rifiuti, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, e tuttavia i paesi del nord non condividono con i bisognosi. Anche se abbiamo più del necessario, abbiamo paura di condividere, abbiamo paura di dare via un po’ della nostra ricchezza. In Canada, viviamo una vita privilegiata, siamo ricchi d’acqua, cibo, case abbiamo orologi, biciclette, computer e televisioni. La lista potrebbe andare avanti per due giorni. Due giorni fa, qui in Brasile siamo rimasti scioccati, mentre trascorrevamo un po di tempo con i bambini di strada. Questo è ciò che ci ha detto un bambino di strada: “Vorrei essere ricco, e se lo fossi vorrei dare ai bambini di strada cibo, vestiti, medicine, una casa, amore ed affetto”. Se un bimbo di strada che non ha nulla è disponibile a condividere, perchè noi che abbiamo tutto siamo ancora così avidi? Non posso smettere di pensare che quelli sono bambini che hanno la mia stessa età e che nascere in un paese o in un altro fa ancora una così grande differenza; che potrei essere un bambino in una favela di Rio, o un bambino che muore di fame in Somalia, una vittima di guerra in medio-oriente o un mendicante in India. Sono solo una bambina ma so che se tutto il denaro speso in guerre fosse destinato a cercare risposte ambientali, terminare la povertà e per siglare degli accordi, che mondo meraviglioso sarebbe questa terra! A scuola, persino all’asilo, ci insegnate come ci si comporta al mondo. Ci insegnate a non litigare con gli altri, a risolvere i problemi, a rispettare gli altri, a rimettere a posto tutto il disordine che facciamo, a non ferire altre creature, a condividere le cose, a non essere avari. Allora perché voi fate proprio quelle cose che ci dite di non fare? Non dimenticate il motivo di queste conferenze, perché le state facendo? Noi siamo i vostri figli, voi state decidendo in quale mondo noi dovremo crescere. I genitori dovrebbero poter consolare i loro figli dicendo: “Tutto andrà a posto. Non è la fine del mondo, stiamo facendo del nostro meglio”. Ma non credo che voi possiate dirci più queste cose. Siamo davvero nella lista delle vostre priorità? Mio padre dice sempre siamo ciò che facciamo, non ciò che diciamo. Ciò che voi state facendo mi fa piangere la notte. Voi continuate a dire che ci amate, ma io vi lancio una sfida: per favore, fate che le vostre azioni riflettano le vostre parole.”

Gli indifferenti…possono restare umani?

Di gente ne conosco tanta e di tutti i tipi. E sono davvero contenta di questo. Ciò che mi rattrista, però, è che ci siano davvero tante, troppe, persone…che ragionino in termini riduttivi…cercherò di spiegarmi meglio. Partiamo dalla consapevolezza che questo è un momento storico disatroso e disastrato per il nostro Paese. Disoccupazione ai massimi storici, credibilità internazionale ai minimi storici. Politiche tese a far crescere la solidarietà, i servizi sociali, la cultura, i posti di lavoro…inesistenti, fanno si che le persone, i cittadini siano concentrati e raggomitolati su loro stessi…per cercare di arrivare a fine mese. A volte per cercare di mettere insieme il pranzo con la cena. E se parli di “questione palestinese”…ti succede anche di sentire il barista che dice “ma che manifestazione era quella di ieri?”. E io rispondo:” la manifestazione a sostegno per la Freedom Flotilla, il convoglio umanitario con navi provenienti da tutto il mondo che porta aiuti e vuole rompere l’assedio di Gaza”. Risposta: “AH!…ma non è meglio che pensiamo a risolvere prima tutto quello che succede da noi e poi aiutiamo gli altri?”. Oppure, se ti capita la possibilità di andare ad appuntamenti come la presentazione di un libro sui gatti all’interno del gattile di Piramide, di domenica, ti senti dire:”ma come ti va? già fai un sacco di cose, mò pure la domenica e poi per gli animali?! pensa prima agli esseri umani!”. E poi aspettate…ci son le lagnanze di settore…:”ma scusa, tu non lavori per una società del Comune?” e io: “si”. “Ma, allora perchè scioperi per i dipendenti della Fiat, o delle cooperative sociali? non è meglio che risolvi prima i problemi della tua azienda?”. Le migliori sono quelle sugli immigrati:”Ma ti pare a te che io non possa avere una casa popolare, perchè prima vengono favoriti gli extracomunitari? o mì fijo nun po’ entrà all’asilo perchè me devono passà avanti questi?”. Ecco…ammetto che sto diventando intollerante, ma con i miei concittadini, con i miei conterranei. Io sono stufa di luoghi comuni che altro non sono che un modo per nascondere la propria indifferenza di fronte alle situazioni drammatiche che ci circondano. Altro non sono che un modo per mascherare i propri, meschini, egoismi, la sindrome Nimby , di cui l’italiano medio soffre. Come si fa a non capire che ciò che accade accanto a noi…può succedere direttamente a noi ?! Oggi è la Palestina occupata…e domani? domani ci farebbe piacere, se, nella stessa situazione, altri Paesi pensassero esclusivamente ai propri interessi, invece che rivolgere la loro attenzione solidale a quanto accade qui?! già ora, io sento l’assenza dei caschi blu in questo, nostro, devastato e maltratatto Paese! figuriamoci se mi trovassi nella stessa situazione dei Palestinesi. Io credo…che siamo ai massimi livelli di indifferenza della storia di Italia. E quando vedo chi è ancora in grado di indignarsi, di ribellarsi…mi conforta poter dire…che…la speranza è l’ultima a morire! Giusto per riflettere un po’ su quel che ho scritto…vi lascio con parole molto più autorevoli e significative…di Antonio Gramsci: era il 1917 e lui, così, parlava degli “INDIFFERENTI”…

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

STAY HUMAN

Non ci riesco. Non riesco a smettere di pensarci. Avrei voluto scrivere su qualcos’altro…ma non ci riesco. Lo squarcio nella mia anima prodotto dalla morte di Vittorio Arrigoni, non si risana. Ed è meglio che non si risani. Perchè non voglio correre il rischio di dimenticare. Non voglio correre il rischio di diventare una persona la cui morte degli altri scivola addosso. Una persona a cui le condizioni di vita degli altri scivolano addosso. No, Non voglio!
Altre volte la stanchezza mi ha colpito…d’altronde con una vita movimentata come la mia, credo sia scontato. Stavolta è diverso. Mi ricordo quando è morto Giuseppe Gatì. Stupore, rabbia. Dubbio che non fosse stato un incidente. Giuseppe era un ragazzo come tanti. O forse no. Giuseppe ha fatto come il bambino che grida “Il re è nudo”: si è presentato ad un incontro pubblico di Vittorio Sgarbi e ha cominciato a gridargli contro, ricordando che era un pregiudicato. Io credo che a noi italiani manchino persone come Giuseppe, come Vittorio. E se ci sono…ce ne rendiamo conto solo quando le perdiamo. Sto versando fiumi di lacrime: ogni volta che ripenso a quel che è successo a Vik Utopia Arrigoni, il mio stomaco si stringe e le lacrime escono incontenibili. Ho avuto anche un momento di scoramento totale durante il suo funerale: ad un amico che si è avvicinato per chiedermi se stesse andando tutto bene, ho risposto: “no. Non va bene. Non lo cambieremo mai questo mondo”. Nello stesso istante in cui mi sono uscite queste parole di bocca…mi sono vergognata di avere solo pensato e poi pronunciato quella frase. Ero lì, a Bulciago, a salutare chi ha creduto fino all’ultimo nella possibilità di rendere questo mondo…un posto bello per tutti, senza distinzioni di razze, religioni, senza confini . E, in qualche modo, stavo tradendo gli insegnamenti di Vittorio. Credo di essermi ripresa abbastanza per partecipare all’appuntamento per il 25 aprile a Porta san Paolo, a Roma.
però…Ora…ora voglio dimenticare che dopo aver seppellito una persona che ha dato la sua vita per gli altri…ho dovuto ascoltare frasi retoriche proprio da quel palco. Che tristezza: due/trecento persone sotto l’acqua, costrette ad ascoltare l’elogio della Resistenza fatto dall’Assessore Gasperini. Assessore alla Cultura per la Giunta Alemanno. Quello stesso Alemanno che non gradisce i profughi di Lampedusa a Roma. Lo stesso Alemanno che ha, praticamente, costretto centinaia di ROM a rifugiarsi dentro una Basilica di Roma per non vedere i propri nuclei famigliari divisi o risarciti con 1000 euro per tornarsene da dove sono venuti …e poi ringrazia la Caritas per essersene fatta carico. fa bene a ringraziare, visto che lui non ne è stato in grado!…io non so a voi…ma il sistema di dividere le famiglie in questo modo mi ricorda qualcosa… Lo stesso Alemanno che continua a trattare come pacchi postali i Rom, dei campi sparpagliati per Roma spostandoli il più lontano dal centro verso fuori, oltre il raccordo anulare…lontano da quei quartieri dove è bene che bambini Rom non si integrino con bambini di Rom..a. Me ne sono andata. Poi, no. Sono tornata. Volevo vedere fin dove arrivava la sagra della retorica. Credo sia davvero ora di smetterla con il dover accettare tutto come se niente fosse.
Vittorio…ho vacillato…io che sono soprannominata “Pitt Bull”. Posso solo immaginare in quanti stiano guardando con schifo intorno  se stessi e con rassegnazione a ciò che riserva il futuro. Eppure…qualcosa dentro di me…ancora urla. Un moto di ribellione che non si sopisce, vuole che anche l’ultimo degli ultimi possa sorridere quando si sveglia al mattino ed affrontare serenamente il nuovo giorno. Ma soprattutto…so che non voglio più vedere soffrire bambini. I bambini, il motore per un futuro migliore. Se supererò i momenti di “scoramento” sarà grazie al tuo esempio…ed a a quello di tutti coloro che portano avanti il sogno di vedere davvero un mondo migliore . Grazie Vittorio, perchè se riuscirò a restare umana…sarà grazie a persone come te.
PS: da questo blog, la mia solidarietà ed il mio affetto vanno alla famiglia Arrigoni perchè sta diventando un esempio da seguire in tutto e per tutto. Per tutti. Grazie.

La mia Pasqua con Vik Utopia Arrigoni

Ci hanno portato a pensare che quello che succede in una parte del mondo non ci riguardi fino a che non abbia ripercussioni economiche…la chiamano globalizzazione . Ci hanno portato a credere che non è colpa nostra se un bambino di cinque anni deve lavorare (invece che giocare) con le sue piccole dita per produrre cellulari che sfoggiamo quotidianamente. La chiamano tecnologia. Ci hanno portato a dire che se abbiamo un lavoro in cui siamo sfruttati, vessati e presi a calci in culo…”beh, sempre meglio di niente”.Lo chiamano progresso. Ci hanno portato a credere che se la guerra è lontana dai nostri confini “non è la mia guerra”  Questo concetto, però, davvero, non so come chiamarlo. Forse, dipende dal fatto che da quando sono piccola, poichè vivo in uno Stato la cui religione principale è quella cattolica (in cui i precetti fondamentali, insegnati da Gesù suonano alle mie orecchie sintetizzabili in “Pace, Amore, Solidarietà e Fratellanza tra i Popoli”)…al prosciutto sugli occhi che ci fa vedere tutte le guerre lontane, come se non dipendessero ANCHE da noi…NO!, proprio non so dare una definizione!
Posso solo dire che io non voglio la globalizzazione, non voglio la tecnologia, non voglio il progresso…se mi fanno perdere la capacità di “restare umana”. In tanti, ora, abuseremo della frase di Vik Utopia Arrigoni. Non so se sia un bene o un male. Sarebbe un bene…se tutti la sentissero dentro questa frase…non ci si riempissero solo la bocca. Ieri, 20 aprile 2011, gli amici Palestinesi hanno dato l’ennesima lezione di dignità a questo stupido popolo che siamo noi italiani: sono venuti in tantissimi a Fiumicino, ad attendere il rientro della salma di Vik. Il dolore nell’aria, si poteva tagliare con un coltello. La voglia di piangere era più forte della rabbia di averlo perso. Più di un volto era solcato da lacrime silenziose. Io stessa…e anche ora che ci ripenso. Anche ora che sto cercando di condividere con chi mi segue (e per questo vi ringrazio sempre) non trattengo i singhiozzi. Chi non conosceva Vittorio, ha imparato chi fosse in questi giorni. Ha imparato cosa significa “Pace, Amore, Solidarietà e Fratellanza tra i Popoli” ai giorni nostri: significa morire per un’utopia. Vittorio è tornato nel silenzio delle autorità italiane. Nessuno ha avuto il coraggio di presentarsi a Fiumicino, neanche il Presidente della Repubblica, super partes…
Certo, sarebbero stati fischiati…ma il gesto. Il gesto dovevano farlo. E’ morto un italiano. E che italiano! ma no…le autorità è meglio che sfilino quando tornano i soldati morti, quelli delle operazioni di “Peace Keeping”…loro si, veri portatori di Pace, Amore, Solidarietà e Fratellanza tra i Popoli…aiutati da un fucile e da una mina antiuomo prodotta in Italia…
Noi italiani abbiamo capito tutto del messaggio di Amore…disposti a stracciarci le vesti se perde la squadra del cuore…ma pronti a girarci dall’altra parte se qualcuno dice “ho bisogno di aiuto”. Io spero che il messaggio della morte di Vik pian, piano squarci i cuori inariditi dall’illusione di una vita “normale”. Spero che la sua morte sia il virus di questa “Matrix”  in cui viviamo quotidianamente. Spero che questo Paese ritrovi la dignità perduta per aiutare se stesso e tutti i popoli in difficoltà. Per ora…io so solo una cosa…Passerò la mia Pasqua con Vik Utopia Arrigoni: andrò ai suoi funerali e voglio pensare che venga mezza Italia…quell’Italia che crede ancora che potremo “restare umani”.

La Costituzione secondo Mario Adinolfi…e il PD che dice?

Per scrivere questo post…ho voluto fare qualche passo indietro, nel mio blog. Più volte ho toccato il tema dell’omosessualità, del rispetto dei diritti, della pari dignità. E mi sono rivista. Mi sono rivista in piazza, tanto per cambiare. Ho ripensato alle fiaccolate, seguite alle aggressioni, ho ripensato persino al mio momento di saturazione sulla vicenda Brenda/Marrazzo. Mi sono riletta i miei post…(https://www.serenettamonti.it/2009/10/17/la-mia-giornata-particolare/), (https://www.serenettamonti.it/2009/10/16/adesso-basta/), (
https://www.serenettamonti.it/2009/10/13/vorrei-la-pelle-nera/), (https://www.serenettamonti.it/2009/11/13/cristo-tradito-dalla-chiesa/), (https://www.serenettamonti.it/2010/01/27/smemorati/)
Ed ora, mi ritrovo qui…ad affrontare nuovamente un “tema” su cui in un Paese diverso dal nostro…neanche dedicherebbero due righe nel gossip…”Gay e adozioni”.
Devo ringraziare pubblicamente Cristiana Alicata, perchè credo sia l’unica che abbia capito la gravità delle affermazioni di MARIO ADINOLFI riguardo il “tema”. Cristiana ha chiesto l’espulsione dal PD di Mario Adinolfi, io, da cittadina, appoggio la sua richiesta. Non posso pensare il PD faccia proprie queste parole vergognose di Mario Adinolfi (che, per me, appartengono ad un altro secolo): “la mia posizione è la posizione del centrosinistra italiano, fanno bene a non citarmi, io sono un interprete minore, solo che magari dico le cose chiaramente… il no ai matrimoni gay non è una mia idea, è la linea del pd”… «il centro sinistra è anche il centro (credo sia un errore affermare che bindi e marino sono favorevoli ai matrimoni omosessuali, sono cattolici e dunque sono contrari, altra cosa il riconoscimento delle unioni civili a cui, con i limiti fissati dalla normativa sui dico, sono d’accordo anche io) (…) sono contrario al matrimonio omosessuale, è una posizione politica, non considero la religione cattolica una superstizione, credo nell’articolo 3 della Costituzione e non ritengo che si occupi di autorizzare le nozze gay…quanto al centro…».
Ecco, con poche righe come Adinolfi esprime concetti trogloditi, contrari proprio a quell’articolo 3 della nostra Costituzione, da lui citato, e li fa passare per linea di partito.
Ebbene, tanto per tornare alle manifestazioni…sono reduce dalla meravigliosa manifestazione di sabato scorso a difesa della Costituzione. Uno dei maggiori sostenitori di questa manifestazione è stato proprio il PD. Avevo deciso di prendermi carico, viste le mie esperienze sindacali, dell’articolo 1 della nostra Costituzione (“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”). Poi mi è capitato sotto gli occhi il virgolettato di Adinolfi. Passata la nausea, ho deciso che sulle mie spalle ne porterò due di articoli…al primo non posso rinunciare, il mio DNA si ribellerebbe, ma il secondo sarà proprio l’art.3 vituperato dallo stesso Adinolfi con sue personalissime divagazioni. Quelle stesse divagazioni in cui coinvolge un Ignazio Marino e una Rosy Bindi. Anzi, direi proprio…un intero partito! Ma ad Ignazio Marino e Rosy Bindi chiedo di rispondere pubblicamente e a nome del partito: è vero che siete contrari ai matrimoni omosessuali, come asserito da Mario ADINOLFI? Perchè se così fosse…allora sareste dovuti andare insieme alla Binetti…e lasciare un Partito (che si definisce di centro sinistra) a chi…qualcosa di sinistra …è rimasto: il rispetto per la Costituzione visto che, proprio l’articolo 3 recita che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Ecco…spero di avere una risposta ufficiale e rinnovo i miei ringraziamenti a Cristiana Alicata che appartiene a quella parte di PD, quella base del PD, che mi piace e vorrei che ce ne fossero di più di Cristiana Alicata!

Ragazzi, io ci sono!

Ho scritto questo post di getto, a caldo. E l’ho fatto pervenire a http://www.tuttocasarano.it per condividere con più persone possibili le belle emozioni che mi ha lasciato l’esperienza salentina. Casarano (LE) è una cittadina di circa 20.000 abitanti di cui io sono venuta a conoscenza più di 20 anni fa in una delle mie tante manifestazioni di piazza che si concluse con un concerto di De Gregori. Oggi, l’ho riscoperta grazie ad una nuova conoscenza. Potenza di Facebook! E’ stata davvero una piacevole scoperta. Sia dal punto di vista storico-culturale, sia dal punto di vista umano. Quello che non ho scritto nel post inviato al sito, però, riguarda delle ragazze. Delle studentesse che erano state messe ad accogliere le persone che arrivavano per l’incontro con Salvatore Borsellino del Venerdi 4 pomeriggio. Ed altre che erano state messe al banchetto che distribuiva le Agende Rosse. Sono state straordinarie e, visto che sono molto chioccia, quando si trattà di gioventù, di bella gioventù, ho detto loro di andare a sistemarsi in sala per potere avere modo di ascoltare per intero l’incontro. I loro visi si sono illuminati…e io mi sono sciolta. E’ qualcosa che ti da una forza infinita vedere e vivere l’entusiasmo dei ragazzi. Ti da quella forza per tornare a Roma e, nonostante il lavoro, ricominciare subito con manifestazioni, assemblee e incontri per cambiare questo Paese. Per lasciare loro, a questi meravigliosi, nostri, ragazzi, un futuro diverso. Anzi, per lasciare loro UN FUTURO nonostante tutti i tentativi che delle politiche scellerate stanno perpetrando per tentare di cancellarglielo.  Ragazzi, voglio dirvi una cosa: sono stata come voi e qualcosa per me lo vedevo davanti. Per ottenerlo ho, comunque, dovuto combattere. Purtroppo, voi, davanti avete poco e niente. Sapete cosa significa questo? che dovrete combattere il doppio. Ma non sarete soli. Quelli come me vi saranno sempre vicini. E non dimenticate mai che questa è la nostra terra…e dobbiamo difenderla! Anche e soprttutto in memoria di Giuseppe Gatì, cui, molto spesso va il mio pensiero ed ecco perchè ogni tanto lo cito sul mio blog, per farvelo conoscere e per farlo ricordare anche chi lo conosce già. ORA E SEMPRE RESISTENZA!