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Quotidiane stragi di Stato

E’ di sabato questa intervista (in fondo al post) di Lorena Coletti, al Manifesto.
Ho conosciuto Lorena a una manifestazione a Taranto, partita simbolicamente da davanti l’ILVA, per urlare contro le morti bianche.
Lorena è una persona meravigliosa che deve essere di esempio a tutti per la dolce forza interiore che possiede.
Ha perso il fratello Giuseppe nella tragedia della Umbria olii.
Ancora morti bianche… sarò monotona ma, in realtà, oggi voglio farvi sentire la testimonianza di Lorena alla Giornata della Legalità organizzata quest’anno dai Grilli Ternani.
La semplicità con cui Lorena ha paragonato anche la morte di Paolo Borsellino ad una morte bianca, ha paralizzato tutti.
Io, non l’avevo mai vista sotto questo aspetto e, purtroppo, è drammaticamente vero. Paolo aveva scelto un lavoro “pericoloso” se fatto bene.
Come i parà della Folgore, per cui non sapremo mai se il “nostro” Paese che li ha mandati in “missione di pace” abbia fornito loro mezzi veramente sicuri e abbia attuato tutte le misure di sicurezza possibili. Io non posso dimenticare neanche quanti militari si sono ammalati e quanti ne sono morti per la Sindrome del Golfo, perchè non gli erano state dati indicazioni e dispositivi di protezione adeguati. Ecco, sono tutte morti bianche, esattamente come il più semplice operaio. E l’ho capito grazie a Lorena.
Sabatonero a Vasto, all’incontro Nazionale di IDV. Nel pomeriggio c’è stato un dibattito in cui ha partecipato anche Samanta Di Persio, l’autrice del libro “Morti bianche”. Consiglio a tutti di leggerlo.
Forse, capiremo una volta per tutte che gli eroi ce li abbiamo tutti i giorni (l’italia è al primo posto in Europa per le morti bianche) e che non è possibile per un paese che sta dentro il G8.
Siamo primi noi in questo campo, non gli USA, non la Francia, non la Germania. Io continuerò a ricordarvelo sempre!
Pensiamoci ogni volta che qualcuno dice di finire un lavoro di corsa e leva la protezione dalla sega circolare (e ciao dito!) o quando vi dicono che gli occhiali di protezione non servono, spiegateglielo quando una scheggia vi avrà fatto perdere un occhio.
Sono brutale, lo so, ma io “ho visto cose che voi umani…”.
Sono anni che sto sul fronte della sicurezza sul lavoro e non mollerò! Ma facciamolo tutti. Insieme!

Da “Il Manifesto”

Dopo l’intervista al manifesto del proprietario della Umbria Olii, Giorgio Del Papa, la replica di Lorena Coletti, sorella di Giuseppe, una delle quattro vittime nella strage di Campello sul Clitunno: «Mio fratello è morto per 16 euro e Del Papa ci ha chiesto 35 milioni di risarcimento»
«Quel giorno mio fratello Giuseppe non doveva nemmeno esserci. Il giorno prima, durante una saldatura, una scheggia gli era entrata nell’occhio. Ma ormai però aveva dato la sua parola. Fece colazione insieme a mia cognata Fiorella, alle sei di mattina, e lui quasi lo rimproverò per il fatto che andasse a lavorare anche quel sabato. Lui le rispose con quelle che sarebbero state le sue ultime parole: dai, che poi nella busta paga ci troviamo anche i 16 euro in più della trasferta. Ha capito bene? Sedici euro. È morto per sedici euro di trasferta e ancora oggi, il signor Del Papa, ritiene giusto rispedirci una lettera chiedendo 35 milioni di risarcimento. Lo considera un atto dovuto e forse calcola anche gli interessi maturati dal giorno della tragedia».
Questi di settembre, in casa Coletti, erano da sempre due giorni di festa, a prescindere dal giorno della settimana. Il 13 era il compleanno di Giuseppe, il 14 di Lorena. Da quel maledetto 26 novembre 2006, data della tragedia di Campello sul Clitunno in cui lui perse la vita insieme ad altre tre colleghi, non c’è proprio più nulla da festeggiare. Una coltre di dolore ha coperto tutto. Lorena da quel giorno combatte la sua battaglia in nome del fratello. Ha letto l’intervista di Del Papa sul manifesto vuole replicare.
Cosa non le è piaciuto dell’intervista?
Non posso nemmeno dire che la ferita si è riaperta, non essendosi mai chiusa. Non basta una vita per dimenticare. Del Papa ragiona come se si trattasse davvero di un incidente automobilistico, pensa di aver subito un danno e ha chiesto a un giudice di valutare i danni e le responsbailità. Solo che mentre il suo danno è l’azienda, il nostro è irreparabile, nessuno ci ridarà indietro i nostri cari. Come è possibile chiedere a mio fratello, che sta chiuso per sempre dentro a un un loculo, 5 milioni di euro? Ma in che paese siamo?
In che punto contesta la ricostruzione che fa Del Papa?
Né Manili né i suoi operai avevano istinti suicidi, così come non penso che Del Papa ne avesse di omicidi. Però di sicuro se i quattro operai avessero saputo che c’era il minimo rischio, non sarebbero saliti fin lassù. Del Papa omette di ricordare che nel luglio 2004, per ottenere una proroga sui tempi di installazione di quelle passerelle scrisse una lettera all’Agenzia delle dogane, dove c’era scritto: «…l’esecuzione dei lavori deve compiersi a silos completamente vuoti… essendo inoltre prevista un’accurata ripulitura, dovendosi intervenire sugli stessi silos, con fiamma ossidrica».
Vale a dire?
Vale a dire che spettava a lui fare una bonifica di quei serbatoi prima di eseguire qualunque tipo di lavoro che prevedesse lavori a fuoco. In realtà non solo quei serbatoi non erano mai stati svuotati o bonificati, ma erano in esercizio, con carichi e scarichi di quintali di olio anche lo stesso giorno della tragedia.
Del Papa si difende dicendo che con Manili avevano concordato la tipologia del lavoro, che prevedeva saldatura a terra delle passerelle e imbullonatura sul tetto del silos, dove erano espressamente vietati lavori a fuoco.
Non so nulla di questi accordi. Del Papa parla di preventivi e di accordi che io non conosco. Se fosse così, è chiaro che sarebbe una cosa tra lui e Manili, che è morto, ma rende ancora più ignobile la chiamata in causa anche gli altri tre operai. Eppoi sono gli stessi periti del Pm a dire che quei silos erano stati costruiti con evidenti errori di progettazione, perché nessuno ha controllato prima?
Chi doveva eseguire i controlli?
Non lo so. È quanto si dovrà capire. Di certo con lui i sindacati hanno avuto vita difficile, non ce li voleva, e non è il solo. Qui c’è voluta una tragedia per scoprire delle magagne. Inoltre, sempre la perizia dei consulenti del pm, dice che il responsabile della sicurezza – cioè il titolare dell’azienda – non ha mai informato i lavoratori suoi e quelli delle ditte appaltatrici, dei rischi specifici, come ad esempio la presenza di esano nell’olio di sansa immagazzinato.
Secondo Del Papa è improprio parlare di rischio esano, perché è un residuo di un processo di estrazione, processo che Umbria Olii non praticava essendo una raffineria. In sostanza, Del Papa dice: noi acquistiamo olio di sansa, che non è assimilabile agli idrocarburi e che è, o dovrebbe essere, già controllato.
La perizia dice che la deflagrazione è imputabile proprio al contenuto significativo di solventi (esano) presente nell’olio stoccato in quei silos. Dice anche che molte delle partite di olio di sansa acquistate da Umbria Olii nei mesi precedenti avevano tutti un elevato contenuto di esano.
La questione è molto tecnica, solo un tribunale potrà decidere.
È quanto speriamo tutti. Se anche Del Papa vuole giustizia non ha che da affidarsi al giudizio di un tribunale. Si faccia processare invece di ricusare giudici e perdere tempo. Quanto alle sue proteste contro i politici e i sindacati, gli rovescio l’accusa. È vero che si precipitarono tutti davanti ai suoi cancelli, ma lui quei cancelli non li ha mai aperti. Quanto a noi, i parenti delle vittime, le uniche volte che l’ho intravisto, in aula, stava sempre parlottando e sorridendo con i suoi avvocati. Nemmeno uno sguardo.
Nell’intervista Del Papa parla di un clima surriscaldato fin dall’inizio, di un preconcetto nei suoi confronti.
Per la verità racconta di questa sua richiesta di partecipare ai funerali di Manili. Non mi risulta ma la prendo per buona. Ma non mi venga a dire che è una questione di carattere. Ai parenti delle altre tre vittime, era chiedere troppo un telegramma, un mazzo di fiori, una frase di condoglianze?