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STAY HUMAN

Non ci riesco. Non riesco a smettere di pensarci. Avrei voluto scrivere su qualcos’altro…ma non ci riesco. Lo squarcio nella mia anima prodotto dalla morte di Vittorio Arrigoni, non si risana. Ed è meglio che non si risani. Perchè non voglio correre il rischio di dimenticare. Non voglio correre il rischio di diventare una persona la cui morte degli altri scivola addosso. Una persona a cui le condizioni di vita degli altri scivolano addosso. No, Non voglio!
Altre volte la stanchezza mi ha colpito…d’altronde con una vita movimentata come la mia, credo sia scontato. Stavolta è diverso. Mi ricordo quando è morto Giuseppe Gatì. Stupore, rabbia. Dubbio che non fosse stato un incidente. Giuseppe era un ragazzo come tanti. O forse no. Giuseppe ha fatto come il bambino che grida “Il re è nudo”: si è presentato ad un incontro pubblico di Vittorio Sgarbi e ha cominciato a gridargli contro, ricordando che era un pregiudicato. Io credo che a noi italiani manchino persone come Giuseppe, come Vittorio. E se ci sono…ce ne rendiamo conto solo quando le perdiamo. Sto versando fiumi di lacrime: ogni volta che ripenso a quel che è successo a Vik Utopia Arrigoni, il mio stomaco si stringe e le lacrime escono incontenibili. Ho avuto anche un momento di scoramento totale durante il suo funerale: ad un amico che si è avvicinato per chiedermi se stesse andando tutto bene, ho risposto: “no. Non va bene. Non lo cambieremo mai questo mondo”. Nello stesso istante in cui mi sono uscite queste parole di bocca…mi sono vergognata di avere solo pensato e poi pronunciato quella frase. Ero lì, a Bulciago, a salutare chi ha creduto fino all’ultimo nella possibilità di rendere questo mondo…un posto bello per tutti, senza distinzioni di razze, religioni, senza confini . E, in qualche modo, stavo tradendo gli insegnamenti di Vittorio. Credo di essermi ripresa abbastanza per partecipare all’appuntamento per il 25 aprile a Porta san Paolo, a Roma.
però…Ora…ora voglio dimenticare che dopo aver seppellito una persona che ha dato la sua vita per gli altri…ho dovuto ascoltare frasi retoriche proprio da quel palco. Che tristezza: due/trecento persone sotto l’acqua, costrette ad ascoltare l’elogio della Resistenza fatto dall’Assessore Gasperini. Assessore alla Cultura per la Giunta Alemanno. Quello stesso Alemanno che non gradisce i profughi di Lampedusa a Roma. Lo stesso Alemanno che ha, praticamente, costretto centinaia di ROM a rifugiarsi dentro una Basilica di Roma per non vedere i propri nuclei famigliari divisi o risarciti con 1000 euro per tornarsene da dove sono venuti …e poi ringrazia la Caritas per essersene fatta carico. fa bene a ringraziare, visto che lui non ne è stato in grado!…io non so a voi…ma il sistema di dividere le famiglie in questo modo mi ricorda qualcosa… Lo stesso Alemanno che continua a trattare come pacchi postali i Rom, dei campi sparpagliati per Roma spostandoli il più lontano dal centro verso fuori, oltre il raccordo anulare…lontano da quei quartieri dove è bene che bambini Rom non si integrino con bambini di Rom..a. Me ne sono andata. Poi, no. Sono tornata. Volevo vedere fin dove arrivava la sagra della retorica. Credo sia davvero ora di smetterla con il dover accettare tutto come se niente fosse.
Vittorio…ho vacillato…io che sono soprannominata “Pitt Bull”. Posso solo immaginare in quanti stiano guardando con schifo intorno  se stessi e con rassegnazione a ciò che riserva il futuro. Eppure…qualcosa dentro di me…ancora urla. Un moto di ribellione che non si sopisce, vuole che anche l’ultimo degli ultimi possa sorridere quando si sveglia al mattino ed affrontare serenamente il nuovo giorno. Ma soprattutto…so che non voglio più vedere soffrire bambini. I bambini, il motore per un futuro migliore. Se supererò i momenti di “scoramento” sarà grazie al tuo esempio…ed a a quello di tutti coloro che portano avanti il sogno di vedere davvero un mondo migliore . Grazie Vittorio, perchè se riuscirò a restare umana…sarà grazie a persone come te.
PS: da questo blog, la mia solidarietà ed il mio affetto vanno alla famiglia Arrigoni perchè sta diventando un esempio da seguire in tutto e per tutto. Per tutti. Grazie.

La mia Pasqua con Vik Utopia Arrigoni

Ci hanno portato a pensare che quello che succede in una parte del mondo non ci riguardi fino a che non abbia ripercussioni economiche…la chiamano globalizzazione . Ci hanno portato a credere che non è colpa nostra se un bambino di cinque anni deve lavorare (invece che giocare) con le sue piccole dita per produrre cellulari che sfoggiamo quotidianamente. La chiamano tecnologia. Ci hanno portato a dire che se abbiamo un lavoro in cui siamo sfruttati, vessati e presi a calci in culo…”beh, sempre meglio di niente”.Lo chiamano progresso. Ci hanno portato a credere che se la guerra è lontana dai nostri confini “non è la mia guerra”  Questo concetto, però, davvero, non so come chiamarlo. Forse, dipende dal fatto che da quando sono piccola, poichè vivo in uno Stato la cui religione principale è quella cattolica (in cui i precetti fondamentali, insegnati da Gesù suonano alle mie orecchie sintetizzabili in “Pace, Amore, Solidarietà e Fratellanza tra i Popoli”)…al prosciutto sugli occhi che ci fa vedere tutte le guerre lontane, come se non dipendessero ANCHE da noi…NO!, proprio non so dare una definizione!
Posso solo dire che io non voglio la globalizzazione, non voglio la tecnologia, non voglio il progresso…se mi fanno perdere la capacità di “restare umana”. In tanti, ora, abuseremo della frase di Vik Utopia Arrigoni. Non so se sia un bene o un male. Sarebbe un bene…se tutti la sentissero dentro questa frase…non ci si riempissero solo la bocca. Ieri, 20 aprile 2011, gli amici Palestinesi hanno dato l’ennesima lezione di dignità a questo stupido popolo che siamo noi italiani: sono venuti in tantissimi a Fiumicino, ad attendere il rientro della salma di Vik. Il dolore nell’aria, si poteva tagliare con un coltello. La voglia di piangere era più forte della rabbia di averlo perso. Più di un volto era solcato da lacrime silenziose. Io stessa…e anche ora che ci ripenso. Anche ora che sto cercando di condividere con chi mi segue (e per questo vi ringrazio sempre) non trattengo i singhiozzi. Chi non conosceva Vittorio, ha imparato chi fosse in questi giorni. Ha imparato cosa significa “Pace, Amore, Solidarietà e Fratellanza tra i Popoli” ai giorni nostri: significa morire per un’utopia. Vittorio è tornato nel silenzio delle autorità italiane. Nessuno ha avuto il coraggio di presentarsi a Fiumicino, neanche il Presidente della Repubblica, super partes…
Certo, sarebbero stati fischiati…ma il gesto. Il gesto dovevano farlo. E’ morto un italiano. E che italiano! ma no…le autorità è meglio che sfilino quando tornano i soldati morti, quelli delle operazioni di “Peace Keeping”…loro si, veri portatori di Pace, Amore, Solidarietà e Fratellanza tra i Popoli…aiutati da un fucile e da una mina antiuomo prodotta in Italia…
Noi italiani abbiamo capito tutto del messaggio di Amore…disposti a stracciarci le vesti se perde la squadra del cuore…ma pronti a girarci dall’altra parte se qualcuno dice “ho bisogno di aiuto”. Io spero che il messaggio della morte di Vik pian, piano squarci i cuori inariditi dall’illusione di una vita “normale”. Spero che la sua morte sia il virus di questa “Matrix”  in cui viviamo quotidianamente. Spero che questo Paese ritrovi la dignità perduta per aiutare se stesso e tutti i popoli in difficoltà. Per ora…io so solo una cosa…Passerò la mia Pasqua con Vik Utopia Arrigoni: andrò ai suoi funerali e voglio pensare che venga mezza Italia…quell’Italia che crede ancora che potremo “restare umani”.